martedì 8 dicembre 2009

Il Racconto del Vajont - Marco Paolini e Gabriele Vacis


Ti dice niente Vajont?


Questo è uno degli interrogativi con cui Marco Paolini cominciava a metà anni ’90 il suo monologo dedicato al racconto degli eventi fra Veneto e Friuli che si sono conclusi con uno dei maggiori disastri europei il 9 ottobre 1963. E, come fa tristemente notare l’attore veneto, purtroppo molti italiani anche oggi non sanno, ho hanno solo sentito dire, quello che è successo quella notte. E tutto ciò nonostante ne sia stato fatto anche un film qualche anno fa.

Il Racconto del Vajont è la trascrizione di una performance di Paolini (scritto con l’autore e regista teatrale piemontese Gabriele Vacis) e, con tono leggero ma puntuale pronto allo sketch verosimile ma fedele alla realtà del complesso fattuale, ci guida per mano attraverso gli oltre quarant’anni di vicende collegate alla diga e al bacino del torrente Vajont. Una di tali performance fu anche trasmessa dalla RAI nel 34esimo anniversario della tragedia.

La storia infatti comincia alla fine degli anni ’20 con i primi sopralluoghi degli uomini della Società Adriatica di Elettricità (SADE), continua attraverso la guerra e accelera di colpo a partire dal 1956 con l’inizio della costruzione della diga per creare il bacino d’invaso più grande d’Italia. Attraverso le parole di Paolini veniamo trasportati fra gli abitanti di Erto e Casso, nell’allora provincia di Udine, che si trovarono a contatto diretto con gli uomini della SADE decisi a concludere la diga ad ogni costo nonostante vari avvertimenti circa l’instabilità idrogeologica di uno dei monti su cui si sarebbe “appoggiato” il bacino d’invaso. Fra le pagine scopriamo anche la figura di Tina Merlin, giornalista dell’Unità che per prima ebbe il coraggio di denunciare l’opera della SADE e le sue possibili conseguenze.

Questa storia tocca il suo climax alle 22.39 del 9 ottobre 1963 con il crollo di una frana di proporzioni inimmaginabili e con la susseguente onda che distrusse sei paesi della valle del Piave, letteralmente polverizzando migliaia di vite; ma non si esaurisce li. Il processo ai dirigenti SADE (che all’epoca era appena confluita nell’ENEL) si concluse nel 1971 e i vari processi in sede civile per risarcimenti hanno avuto fine solamente nel 1997.

Il Racconto è un libro che fa si ridere (perché il talento comico di Paolini e la sua verve comica sono note e conosciute) ma fa, come molti altri monologhi dell’attore veneto, altresì riflettere su una storia molto italiana trattata con dovizia di particolari ma resa accessibile al grande pubblico affinché la domanda “Ti dice qualcosa Vajont?” abbia una risposta affermativa e questa tragedia non cada definitivamente nel dimenticatoio.

Marco Paolini e Gabriele Vacis
Il Racconto del Vajont
Ed. Garzanti

domenica 15 novembre 2009

Il Banchetto dei corvi - Gabriel Trujillo Muñoz


Il libro di Trujillo Muñoz è una raccolta di cinque racconti ambientati lungo la frontiera nord-occidentale del Messico che raccontano la cruda realtà, e le vicende a volte al limite dell’incredibile, di quelle lande famose nel mondo industrializzato solo perché confinanti con gli Stati Uniti; e le cui vicende e la cui realtà, spesso molto più vicina al terzo mondo che al primo, è spesso sconosciuta ai più in quanto, usando le parole di un tassista nel libro “[siamo] in culo al mondo, nel fondoschiena degli Stati Uniti. Li siamo amico, e li resteremo”.

I cinque racconti narrano altrettante storie che vedono come protagonista l’avvocato specialista in difesa dei diritti umani Miguel Angel Morgado, nativo di Mexicali in Baja California ma trasferitosi da tempo nella capitale. In ognuna di queste storie egli sarà però obbligato a tornare su al nord per risolvere i casi che gli vengono via via affidati. Il suo passato è inoltre nebuloso come dimostrano i suoi rapporti con l’agente della DEA Dávalos e il fatto che nell’87 i due si siano incontrati o abbiano collaborato in Nicaragua.

I casi in cui seguiamo Morgado sono diversi ma tutti capaci di incollare il lettore grazie anche a capitoletti brevi e a descrizioni puntuali dei personaggi. I problemi narrati sono quelli legati alla droga e ai narcotrafficanti, al traffico di organi, alla polizia e alla politica corrotta del luogo; tutti problemi cruciali per lo sviluppo di quelle terre nonché endemici della società della Bassa California ma di tutta la zona di frontiera lungo il Rio Grande e l’Arizona/California, ma che nei media nostrani hanno poca se non nulla visibilità.

Morgado si muove in questa realtà a lui ormai quasi sconosciuta poiché la sua assenza dalla terra natia si è protratta per molti anni, ma grazie all’aiuto di qualche amico di gioventù e di personaggi all’apparenza strani e poco affidabili come i Corvi l’avvocato delle cause perse riesce a risolvere uno dopo l’altro i vari casi che gli vengono proposti, sia che la soluzione sia positiva e un morto possa “tornare a casa” che quando essa non lo sia e un padre naturale si dimostri diverso dalle aspettative.

Questi racconti sono un buon viatico per fare un volo da corvo sopra l’altro lato del ventre molle degli Stati Uniti, in una terra dura ed aspra che ha forgiato uomini e donne a sua somiglianza; racconti che mostrano un Messico diverso da quello cosmopolita della sua capitale, da quello turistico della costa dello Yucatan e da quello contadino del centro-sud del paese. È un Messico non molto sconosciuto ma che è sempre stato fondamentale nella decisione dei destini del paese, poiché da qui sono partite le armate della rivoluzione del 1910 e mezzo secolo prima è da queste parti lungo il confine (anche se maggiormente verso est) che il presidente Juárez si ritirò scappando dall’invasore francese.

Gabriel Trujillo Muñoz
Il Banchetto Dei Corvi
Ed. Feltinelli

mercoledì 11 novembre 2009

Nagib Mahfuz -Il Nostro Quartiere


Il Cairo è una città che ha sempre destato grande curiosità e fascino per un'aura di mistero e magia. Negli ultimi decenni la maggior parte di tale aura è sparita per far posto a una megalopoli fra le più grandi al mondo, una città su cui incombono enormi nuvole di fumo nero e dove il traffico e il caos la fanno da padroni.

Nagib Mahfuz nacque nella Cairo di un secolo fa, quando l'aura era ancora intatta nonostante l'invadenza e il protettorato britannici e la città era divisa in vari quartieri ciascuno con una propria identità, regole specifiche e dinamiche uniche.

Il Nostro Quartiere si compone di 78 brevi frammenti, istantanee e racconti di vita di vari personaggi che caratterizzavano il luogo dove lo scrittore premio nobel passò la sua infanzia. Il luogo rimane sempre quello mentre con la narrazione andiamo avanti e indietro nel tempo, ma a cambiare ogni volta sono i personaggi e le loro vicende. Possiamo dividere il libro principalmente in due sottoparti: i racconti che hanno come protagonista e/o narratore diretto il giovane o meno giovane Nagib e che riguardano lui stesso o suoi familiari e amici stretti, e ci sono i racconti narrati con maggiore distaccodall'autore e che riguardano fatti e persone che appartenevano al quartiere. C'è il giovane nato povero che studia e diventa funzionario statale, la ragazza che si oppone al matrimonio combinato e scappa di casa, l'innamorato che esce di senno e finisce per uccidere pur di arrivare alla sua bella e tanti altri ancora.

Il protagonista incontrastato del libro e il quartiere, il micro-cosmo in cui tutte le vicende e le storie nascono, si sviluppano e si concludono. Esso è caratterizzato da alcuni luoghi che si ripetono e sono quindi centrali nelle storie come l'osteria, il tunnel, il muro e il monastero; attorno a queste strutture troviamo le storie del cieco dalla forza enorme, del Grande Vecchio derviscio che nessuno ha mai visto di persona e del maestro di scuola che si oppone all'abbattimento di un muro per far posto a una strada.

Un libro che trasporta attraverso gli occhi dell'autore prima bambino e poi cresciuto lungo le viuzze della Cairo di inizio Novecento, una serie di istantanee che narrano un mondo esotico e magico che ormai non esiste quasi più.

Nagib Mahfuz
Il Nostro Quartiere
Ed. Feltrinelli

sabato 7 novembre 2009

Rivoluzionario di Passaggio - Paco Ignacio Taibo II


Sebastian San Vicente, chi era costui? Le notizie su questo personaggio sono assai frammentarie e imprecise. Si sa che era un anarchico, nativo di Gijòn in Spagna, e che per circa tre anni è stato protagonista attivo della vita sindacale messicana.

Il racconto di Paco Ignacio Taibo II alterna a dei comunicati ufficiali o lettere autografe la creazione puramente romanzesca di dialoghi che vedono come protagonista attivo o assente l'anarchico spagnolo. Nei vari capitoli troviamo infatti sia i racconti romanzati di persone che lo hanno, o lo avrebbero, potuto conoscere, sia pensieri dell'autore inviati a San Vicente che dialoghi dell'autore con persone terze, come ad esempio il suo editore.

La storia inizia con l'arrivo in Messico, in fuga dagli Stati Uniti, di San Vicente, il quale rimane per un po' nella città di Tampico, sulla costa del Golfo, prima di spostarsi a Città del Messico da dove verrà cacciato una prima volta dal Messico, con destinazione Guatemala.

Dopo esser rientrato in Messico attraverso la giungla, lo ritroviamo sotto falso nome (Pedro Sànchez a.k.a. El Tampiqueño) che guida alcuni scioperi, fa valere il proprio coraggio e la propria faccia tosta in alcuni scontri con la polizia. La sua vita è quella di un falco, il quale tende a volare alto scendendo ad interagire ogni tanto col mondo ma rimanendo comunque distaccato dagli eventi mondani. Vediamo infatti come San Vicente non abbia una dimora fissa e giri fra le case di amici e compagni di viaggio, di come egli possieda sempre un solo vestito alla volta, e lo utilizzi fino a che questo cade a brandelli.

I suoi compagni di strada che narrano le vicende di cui San Vicente è stato partecipe sono i più diversi: c'è il giornalista dapprima scettico e poi rapito dalla filosofia dello spagnolo, il medico gobbo laureato alla Sorbona che lavora in un bordello, un ragazzino sedicenne iniziato a un mestiere e alla vita. Dall'altro lato della barricata troviamo un rapporto completamente sgrammaticato di un anonimo funzionario di polizia e poi il racconto delle azioni di Arturo Gòmez, l'ufficiale incaricato della cattura di San Vicente.

Dopo che questa avviene San Vicente viene esiliato per la seconda volta, stavolta definitiva, dal Messico. Da quel momento di lui si perdono le tracce. Si dice che sia stato ucciso in Spagna nel '38 durante la guerra civile, ma le notizie sono frammentarie e comunque non verificate o verificabili con certezza.

Un libro sottile ma intenso, da bere tutto d'un fiato. Capitoli brevi e incalzanti che invogliano il lettore ad andare alla pagina successiva per vedere che cosa succederà.

Rivoluzionario di Passaggio
ed. NET

domenica 11 ottobre 2009

Il Caso Dei Manghi Esplosivi - Mohammed Hanif


Da questo presupposto parte il libro di Mohammed Hanif Il caso dei manghi esplosivi, che ha come protagonista, oltre al generale Zia ul-Haq, il giovane tenente Ali Shigri, figlio di un eroe del Pakistan che “era stato suicidato” qualche anno prima.

La narrazione di Hanif, incalzante e spedita, ci racconta in maniera umoristica uno dei possibili scenari che avrebbero potuto portare alla morte di Zia ul-Haq, e ci fa vedere come tantissime persone, per svariati motivi, avrebbero avuto interesse ad uccidere il generale: alcuni per vendetta, altri per ambizione, altri ancora per disperazione.

Le descrizioni dei personaggi principali sono ironiche e dettagliate nel mettere in risalto tutti gli aspetti buffi, se non talvolta quasi paradossali, di questi uomini all’apparenza integerrimi: abbiamo il presidente pakistano che scappa dal palazzo con una bici di un giardiniere per cercare di scoprire cosa pensa il paese di lui á-la Ceausescu; il principe saudita edonista e molto poco buon mussulmano; il consulente militare americano tossicodipendente e anche agente dei servizi segreti. Un interessante cameo viene fatto fare anche ad un uomo alto e allampanato delle Costruzioni Laden durante un ricevimento all’ambasciata USA, uomo che tende a venire ignorato dalla quasi totalità degli invitati anche se è grazie a lui che la guerra in Afghanistan conto i russi si stava svolgendo con successo.

Tutte le varie storie si vengono ad incastrare nel volo finale del Pak One in cui un corvo, una spada, dei manghi, l’aria condizionata e altri piccoli dettagli guidano il lettore verso la conclusione che già conosce: l’aereo cadrà uccidendo tutte le persone a bordo.

Il libro si legge molto bene e velocemente nonostante le sue oltre 400 pagine. Il giornalista della BBC Hanif ci guida attraverso uno degli eventi più controversi della storia del suo paese con molta ironia e bravura, raccontandoci una possibile spiegazione di un fatto le cui cause non sono state tutt’ora, e forse mai saranno, appurate. Attraverso gli occhi del tenente Shigri e del generale Zia ul-Haq anche una persona completamente a digiuno di conoscenze sul Pakistan può leggere e capire senza problemi le immagini fotografiche del paese alla fine degli ’80 che Hanif colloca davanti agli occhi dei lettori nel corso del libro.

Mohammed Hanif

Il Caso dei Manghi Esplosivi

Ed. Bompiani

sabato 26 settembre 2009

François Hinard - Silla

Lucio Cornelio Silla è un personaggio controverso dell’ultimo secolo di vita della Repubblica a Roma, la cui figura è stata spesso screditata nei secoli successivi a causa degli sviluppi della storia. Egli è infatti conosciuto dai più come l’antagonista di Caio Mario nelle vicende politiche dell’epoca; egli venne visto dai posteri come l’emblema dell’aristocrazia conservatrice che si opponeva allo sviluppo della società propugnato dall’”uomo” nuovo Caio Mario.

Il libro di Hinard ci mostra come tale visione è quantomeno semplicistica e lo storico francese ci trasporta lungo un viaggio a fianco di Silla, focalizzandosi ovviamente sugli anni della sua attività politica (quelli ove le fonti sono maggiori). Questa biografia serve a confutare alcune opinioni ormai consuetudinarie ma storicamente non accettabili e, per molti, a gettare nuova luce su questo esponente dai capelli rossi (da cui il cognomen) della famiglia Cornelia.

Dopo un capitolo introduttivo che serve a farci capire il background familiare di Silla, Hinard narra della sua prima esperienza militare-diplomatica di cui è rimasta memoria: la guerra contro Giugurta, che si conclude con la cattura del re di Numidia organizzata da Silla assieme al re mauritano Bocco.

Nei capitoli successivi vediamo a volo d’aquila le vicende della guerra italica contro gli alleati ribelli che volevano ottenere la cittadinanza romana per poi focalizzarci sugli avvenimenti della prima guerra in Oriente contro il re pontico Mitridate. Hinard ci porta attraverso le manovre politiche di Silla e dei suoi oppositori, capeggiati dall’anziano Caio Mario, per ottenere o togliergli il comando delle legioni destinate a tale guerra e, sia contemporaneamente che successivamente, accanto al generale romano sui campi di battaglia in Grecia e in Asia Minore.

Dopo le vittorie ottenute su Mitridate, vediamo come Silla marci su Roma e come lo scontro politico diventi nuovamente militare sfociando in una guerra civile fra sostenitori “mariani” e “sillani”. Hinard descrive sommariamente le campagne che non vedono Silla come protagonista (ad esempio quelle di Pompeo nel Piceno), facendoci quindi seguire gli avvenimenti dal punto di vista del generale romano.

Dopo la sconfitta dei suoi principali avversari politici vediamo come Silla si riappropri del potere e, per evitare inutili spargimenti eccessivi di sangue in vendette personali o collettive, inventi un nuovo strumento “giuridico” per limitare le rappresaglie contro gli oppositori politici o militari: le liste di proscrizione. Chiunque figurasse in tali liste era praticamente condannato a morte, e chiunque riportasse le teste dei proscritti aveva diritto a un premio in denaro o alla libertà (se era uno schiavo). Di tali liste, come si sa, si fece abuso nei decenni successivi – specie al tempo dei triumviri – ma al tempo di Silla esse furono fondamentali per evitare nuovi spargimenti di sangue dopo un decennio che aveva visto praticamente solo guerre fratricide o intestine con parecchie migliaia di morti.

Hinard descrive successivamente gli anni della dittatura e il successivo ritiro a vita privata di Silla, che fu l’ultimo romano a tenere tale carica per un periodo limitato di tempo (Cesare venne infatti nominato dittatore a vita), fino alla sua morte nel 78 a.C. Nell’ultimo capitolo egli analizza brevemente gli eventi successivi correlati a Silla e la nascita delle leyende negre su di lui e sul suo operato; preconcetti negativi e pregiudizi che sono in larga parte giunti fino a noi.

Un libro non per tutti, ma decisamente interessante per il punto di vista non tradizionale e per la narrazione degli eventi. Decisamente consigliato per chi volesse informarsi sulle vicende politiche e militari della vita di Lucio Cornelio Silla. Il libro è organizzato bene nella costruzione dei capitoli, e contiene anche informazioni utili come l’albero genealogico del protagonista e le cartine dei teatri principali delle vicende (per quanto non proprio esattissime). Un’avvertenza riguarda i paragrafi: essi sono generalmente lunghi, troppo lunghi, e possono indurre sonnolenza dopo qualche pagina.

Silla

Ed. Salerno

domenica 20 settembre 2009

Gita In Libreria

Oggi “gita” presso una libreria ben fornita di libri scontati del 50% e, come sempre, una visita in un posto del genere si è trasformata in un pericolo per le mie finanze. Nonostante infatti l’adiacente negozio dove si trovano alcune gemme o libri dimenticati (come Il Senso Di Smilla Per La Neve di Peter Høeg che ho iniziato oggi dopo aver finito il libro di Hanif e intervallato all’opera mastodontica di Robert Fisk) a 2 Euro fosse chiuso l’istinto del cacciatore era attivo e questo è quello che mi ha portato:

1) il primo libro che ho “cacciato”, dopo un po’ di tempo passato a vagabondare senza trovare titoli o storie stuzzicante, era uno che mi ero appuntato già un paio di mesi fa, anzi sono 4 libri in uno:
La Banda dei Quattro – Daniel Chavarría, Rolo Diez, Leonardo Padura Fuentes, Paco Ignacio Taibo II
Quattro storie latinoamericane narrate da quattro scrittori molto bravi

2) Successivamente passando sotto la lettera M mi sono trovato davanti uno dei romanzi di Manuel Vázquez Montalbán che mi mancavano:
Gli Uccelli Di Bangkok
titolo che senza che lui lo sapesse era quasi un presagio.

3) Rimanendo in tema di Spagna ma raccontata, nella sua parte di storia occupata dalla guerra civile, da un francese: Georges Bernanos
I Grandi Cimiteri Sotto La Luna
rappresenta un atto d’accusa contro le stragi del franchismo, alla cui ideologia si era all’inizio appassionato salvo poi esser testimone delle stragi insensate.

4) Tornando poi sotto la M l’occhio prensile scorge un’opera del Nobel Nagib Mahfuz
Il Nostro Quartiere
titolo che attira l’occhio e la mente di persone interessate alla vita quotidiana di un quartiere ben descritto dallo scrittore egiziano

5) Lì accanto c’era un libro simile e diverso, simile per l’ambientazione geografica ma diverso per stile, volendo anche caratura, e tematica:
Il Grande Mare di Sabbia – Storie del Deserto
è scritto dal giornalista italiano Stefano Malatesta e narra varie storie ambientate in vari deserti e in varie epoche.

6) Dulcis in fundo fra i libri comprati c’è colui che è stato la mia musa per la creazione di questo blog, ovvero Nick Hornby, qui proprio con un libro che raccoglie l’idea stessa di questo blog ovvero
Una Vita da Lettore
diario riassuntivo della rubrica mensile da lui tenuta sulla rivista Believer e in Italia spesso riportata sulle pagine di Internazionale

Menzione speciale inoltre per un libro già in mio possesso ma che vedendolo li non ho potuto fare a meno di comprare per regalare a un mio amico per cercare di traviarlo ulteriormente: La Mia Vita Rovinata Dal Manchester United di Colin Shindler, oggi più che mai attuale vista l’ingiusta sconfitta del mio amato City nel derby di Manchester grazie ad un arbitro per cui i 4 minuti di recupero sono diventati 6 fino al gol del 4-3 per lo United.

sabato 19 settembre 2009

Giungla Polacca

Ryszard Kapuściński è stato un grandissimo scrittore e viaggiatore che ha mandato i suoi reportage, e raccontato le storie, di paesi e popolazioni di mezzo mondo. Anch’egli ha comunque cominciato la sua carriera come gran parte dei giornalisti: dalla gavetta raccontando storie della periferia del proprio paese.

Questa raccolta di racconti-reportage contiene una selezione di storie scritte, tutte a parte una, a cavallo fra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’60 quando il non ancora trentenne Kapuściński viaggiò in lungo e in largo attraverso la Polonia raccontando storie che nel “bel mondo” di Varsavia si potevano dimenticare e viaggiando su svariati mezzi di trasporto, dalla chiatta che scende il fiume portando legname a un camion assieme alla bara di un diciottenne minatore morto schiacciato.

Questa edizione, ripubblicata in occasione della morte dell’autore avvenuta all’inizio del 2007, contiene 21 racconti: i venti della prima edizione più uno, Esercizi di Memoria, scritto nel 1985. Significativa è quindi anche l’inclusione dei quattro racconti che l’autore aveva per varie ragioni escluso da alcune edizioni successive alla prima.

I protagonisti dei racconti sono persone semplici, generalmente povere economicamente ma ognuna con la propria storia particolare che vale la pena raccontare (eccezione è Il Grande Lancio ove il protagonista è l’allora campione del mondo del disco Piatkowski). Lo scenario in cui gran parte delle storie hanno luogo è la Polonia rurale ed arretrata del secondo dopoguerra, con puntate importanti nelle miniere (Lo Stecchito) o nella periferia suburbana di Varsavia per l’apertura dei grandi project condominiali di architettura realsocialista (La Casa). Le storie narrate vanno da quella del barcaiolo analfabeta in pace con sé stesso e contento della sua vita (La Zattera della Salvezza) ad un presunto scandalo di paese con le beghine che prendono a pietrate la modella di uno scultore quasi fosse una Bocca di Rosa (Danka), fino al “rapimento” di una giovane maestrina attuato da una congregazione di suore (Il Ratto di Elzbieta).

Già in questa opera prima di Kapuściński troviamo tracce di quello che diventerà in quelle successive (come Shah in Shah o La Prima Guerra del Football) il suo stile inconfondibile, e la narrazione procede veloce anche se, a causa della brevità di alcuni racconti, a volte sembra solo abbozzare i personaggi; questo non è comunque un punto a sfavore del libro perché permette al lettore di effettuare uno sguardo dall’alto e di effettuare congetture sullo sviluppo delle vicende. Ogni singolo racconto è come se fosse una fotografia, un’istantanea di un mondo semplice e contadino ormai quasi scomparso dopo 50 anni di industrializzazione, realsocialismo e corsa verso l’UE.

La lettura del libro è adatta anche per persone che hanno poco tempo o intervalli brevi da dedicare alla lettura – ad esempio durante il commute quotidiano in metro o in autobus verso il posto di lavoro – poiché la brevità dei racconti e la scioltezza dello stile di Kapuściński permettono di “bersi” un racconto in poco tempo o, se si è costretti a interrompere la lettura a metà, di riprendere facilmente il filo del discorso.

Ryszard Kapuściński

Giungla Polacca

Ed. Feltrinelli


mercoledì 2 settembre 2009

Diario di Oaxaca


Molti conoscono Oliver W. Sacks perché dai libri del famoso neurologo sono stati tratti dei film come Risvegli, ma il medico britannico che da tanti anni vive a New York è un autore eclettico e la cui facilità di scrittura ben si confà anche ad argomenti diversi da quelli di tipo esclusivamente medico-neurologico.

Diario di Oaxaca è il resoconto di un viaggio in quello stato messicano compiuto da Sacks una decina d’anni fa con alcuni amici e colleghi membri dell’American Fern Society, la Società Americana delle Felci, guidati da John Mickel, poiché lo stato di Oaxaca è uno dei luoghi piú ricchi al mondo per numero di varietà presenti di queste piante. Il libro, basato sugli appunti collezionati da Sacks durante il viaggio, racconta i 10 giorni di viaggi, esplorazioni, escursioni sia scientifiche che di piacere. Il libro, fedele al suo titolo originale, ci fa seguire giorno per giorno il viaggio di Sacks e dei suoi compagni, essendo suddiviso in dieci capitoli, ciascuno corrispondente a un giorno.

L’autore è un grande osservatore non solo delle felci ma anche della natura umana, e la sua naturale curiosità fa si che lungo i vari capitoli i lettori non siano annoiati da un semplice elenco delle felci e delle altre specie vegetali viste, ma vengono invece coinvolti attraverso digressioni come quelle sulla storia del tabacco o sui dettagli della preparazione del cioccolato alla maniera di Oaxaca; oppure attraverso la descrizione più o meno accennata di alcuni membri della spedizione, come J.D., botanico di New York ma anche grande ornitologo per passione, oppure di altri personaggi incontrati sul posto, come la guida Luís oppure il botanico Boone Hallberg, la cui casa è un rifugio e una base sicura per tutti i botanici che vogliano andare a fare ricerca li nello stato di Oaxaca.

Le riflessioni dell’autore spaziano dalla botanica alle caratteristiche delle tombe e dei siti archeologici visitati, passando per l’ammirazione delle popolazioni locali e del mercato centrale di Oaxaca arrivando fino alla preparazione del Mezcal e dei succosi vermi indispensabili alla definizione del suo gusto.

Il libro, correlato di disegni di alcune specie di felci, è di facile lettura, e il suo mix di notizie geografiche, etnografiche, storiche e culturali, che alla fine sono importanti quanto se non più di quelle sulle felci, lo rendono una buona lettura per chiunque sia interessato ad avere un’infarinatura generale sulle caratteristiche dello stato di Oaxaca in vista di un viaggio o anche solo per passione.

Oliver Sacks – Diario di Oaxaca

Ed. Feltrinelli

domenica 30 agosto 2009

Ottobre a Pechino


Siamo nell'anno 2000 e lo scrittore colombiano Santiago Gamboa parte per un viaggio di oltre un mese in Cina, e questo libro è il resoconto delle sue peregrinazioni e delle riflessioni sulla Cina da lui visitata in prima persona e quella che c'era prima di allora.

Il libro si divide in tre parti, ognuna dedicata alle tre singole realtà da lui toccate:
- Hong Kong
- Macao
- Pechino
Le prime due sono più corte rispetto alla terza, la Pechino che da il titolo al libro e ove lui soggiornò più a lungo. Le città visitate e raccontate dallo scrittore rappresentano tre Cine diverse, specie negli anni attorno alla fine del millennio.

Hong Kong è stata restituita alla Cina solo tre anni prima e gode di uno statuto speciale, quasi fosse un mondo diverso, separato dalla Cina continentale non solo dallo stretto braccio di mare che separa la città vera e propria dai Nuovi Territori. Le escursioni principali attraverso cui ci guida l'autore sono rivolte al tema cinematografico, con la visione di un film di Wong Kar-Wai e la ricerca della casa di Bruce Lee.

A Macao, tornata allora nell'alveo della Repubblica Popolare da meno di un anno, Gamboa ci racconta della sua tristezza e decadenza, con la patina della dominazione portoghese che sopravvive quasi solo a livello architettonico; l'unico mezzo di svago e di rilancio economico della città risiede nei suoi casinò (un business sempre in crescita e la città negli ultimi anni è arrivata a rivaleggiare o addirittura superare come volume di giocate e introiti la ben più rinomata Las Vegas).

A Pechino Gamboa è ospite di un inglese nato li, Carl Crook, e poi ci guida lungo la storia della città, dalle origini fino agli eventi che l'anno trasformata nell'ultimo secolo come l'abbattimento delle mura tartare e la creazione di Piazza Tian-An-Men, attraverso le sue peregrinazioni e le citazioni letterarie di diversi occidentali che vi hanno vissuto o soggiornato per lunghi periodi nel corso del XX secolo. Oltre allo sguardo indietro al passato della "Capitale del Nord", l'autore osserva anche la Pechino contemporanea, una città lanciata per il futuro e determinata ad ottenere le Olimpiadi del 2008 (cosa che puntualmente accadrà) con nuovi progetti di grattacieli e condomini che andranno a soppiantare molti quartieri storici e caratteristici con le loro viuzze strette e le case basse e strette.

Oltre alle notizie sulla città Gamboa ci narra anche le vicende di alcuni abitanti, siano essi la famiglia Crook o i suoi domestici o ospiti, oppure alcuni sudamericani nati a Pechino fino a un conduttore di risciò. Tutte queste descrizioni sono fatte in maniera non intrusiva, con molta delicatezza ed empatia per le storie e i racconti di ognuno.

Ottobre a Pechino è un libro scritto da un camminatore coi piedi piatti (cosa che scopriamo a Hong Kong) ed un resoconto di viaggio che mostra una Pechino attuale ma che ormai in parte già non c'è più. Nel nostro mondo occidentale 9 anni possono sembrare molto pochi, ma nella capitale della Repubblica Popolare sono un'eternità; molti cambiamenti si sono succeduti in questi anni con nuovi quartieri costruiti, vecchi abbattuti o trasformati e molti edifici anche del centro che non sono più gli stessi. Ciò non toglie che questo libro dia una buona infarinatura generale della storia della città e di molti luoghi da visitare per il turista occidentale che ha intenzione di farvi un viaggio o di soggiornarvi per un breve periodo. Molto utili sono, per un ulteriore approfondimento, gli approfondimenti bibliografici suggeriti dall'autore e riportati a fine libro.

Ottobre a Pechino
ed. Guanda